La mia Australia… diario di viaggio, parte seconda.

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Lasciato Port Lincoln, (se ve lo siete perso vi consiglio di leggere il racconto della prima parte del tour)  abbiamo raggiunto Uluṟu (chiamato in  inglese Ayers Rock), il più imponente massiccio roccioso dell’ Outback australiano.

Circondato dalla superficie completamente piana del bush, Uluru è visibile da decine di chilometri di distanza ed è celebre per la sua intensa colorazione rossa, che muta in maniera spettacolare (dall’ocra, all’oro, al bronzo, al viola) in funzione dell’ora del giorno e della stagione; caratteristiche che ne fanno una delle icone dell’Australia.

Uluru si trova nel Territorio del Nord, nel Parco nazionale Uluru-Kata Tjuta, 450 km a sudovest della città di Alice Springs.

Si tratta di un luogo sacro per gli aborigeni, formalmente riconsegnato dal governo australiano agli indigeni del luogo nel 1985.

Le condizioni di vita nell’outback non sono per nulla semplici, la terra degli aborigeni infatti fa registrare temperature che raggiungono anche i 50 gradi, e’ pieno deserto, in cui l’uomo è soltanto ospite, la natura selvaggia la fa da padrone.

Di ciò ce ne siamo resi conto ben presto, quando all’arrivo in hotel, il Desert Gardens, deliziose villette vista deserto, ci è stato raccomandato vivamente di non aprire mai la porta finestra della nostra camera, specialmente di notte, causa presenza di dingo (una sorta di cane selvatico australiano, simile in molte caratteristiche al lupo) e serpenti, immaginate la serenità di quella notte ad ogni minimo rumore che arrivava dall’esterno ?.

Nonostante, non sia il paradiso terrestre per condizioni di vita… una presenza mai vista prima di insetti di ogni tipo  (e’ consigliabile dotarsi di giorno di retine da mettere sulla testa, per evitare che si venga assaliti da mosche e quant’altro), Uluru resta nel cuore di ogni visitatore per l’unicità dei paesaggi e per una spiritualità fortissima.

Nella nostra brevissima permanenza siamo riusciti ad ammirare sia il tramonto, proseguito poi con una fantastica cena nel deserto (ovviamente siamo capitati in un tavolo con una simpaticissima famiglia di italo australiani, che credo operassero nel settore delle pompe funebri), ed una passeggiata all’interno di Field of Light un’istallazione la cui bellezza lascia senza fiato dell’artista Bruno Munro.

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Immaginate infatti di camminare sotto un cielo stracolmo di stelle, su un tappeto di infinite luci colorate, in un silenzio assoluto… vi chiederete, si ok bellissimo, ma i dingo, ed i serpenti?

Beh me lo sono chiesto per tutto il tempo della passeggiata anche io ?, ma evidentemente non eravamo appetibili…

Ugualmente emozionante è stato, il giorno dopo, assistere, ai piedi del massiccio, al sorgere del sole (sveglia alle 4.30), abbiamo avuto modo di ammirare Uluru cambiare colore al passare dei minuti, in un silenzio quasi sacro, si ha la sensazione di osservare madre natura nel massimo della sua forza e bellezza.

Tornati in hotel, è arrivato il momento di ripartire verso l’ultima tappa del nostro tour australiano, Sydney ci attendeva e sopratutto, ci saremmo lasciati, mosche, dingo e serpenti alle spalle…

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Sydney è la vera capitale economica e culturale dell’Australia, città moderna e veloce, utilizzata inizialmente dagli inglesi come colonia penale, oggi e’ tra le più importanti metropoli mondiali.

Per il nostro soggiorno, abbiamo scelto il Langham hotel , bellissimo albergo in stile inglese, a due passi dall’Opera House e da Harbour Bridge, da cui raggiungere facilmente il quartiere di Barangaroo (ricco di ottimi ristoranti e bistrot tra cui l’eccellente Citrus Dining) e The Rocks, vera testimonianza dell’epoca del colonialismo, ex quartiere malfamato, ricco in passato di ubriaconi, malavita e prostitute, e’ oggi un luogo delizioso e pittoresco, dove perdersi tra vicoletti acciottolati e negozietti davvero carini.

Le giornate a Sydney per noi sono state molto più rilassanti delle precedenti e ci hanno consentito di conoscere la città a fondo.

Tra le esperienze più belle, certamente la passeggiata tra Bondi e Bronte beach, spiagge famosissime in tutto il mondo, vero paradiso terrestre per i surfisti e per chi ama il mare e la libertà, come me.

 

Altra chicca da non lasciarsi sfuggire è senza dubbio la visita all’Opera House, tra le più importanti creazioni dell’architettura del ventesimo secolo, rappresenta un’icona per la città di Sydney e per l’Australia tutta.

Infine, se amate l’arte contemporanea come me, vi suggerisco una visita al MCA, magari raggiungendolo dopo una lunga passeggiata ad Hyde Park, il più grande ed antico parco della città, vero polmone verde, con un’estensione davvero notevole.

Spero col mio racconto di avervi fatto percepire quanto L’Australia sia una terra fantastica.

E’ stata per me un’esperienza di vita indimenticabile, vi confesso che il giorno del ritorno in Italia avevo un po’ il magone, ma ero entusiasta di tutto ciò che avevo avuto la possibilità di vivere, le ho promesso che ci rivedremo, non so quando, ma succederà… ci sono ancora tanti luoghi da vedere ed esperienze da provare.

L’Australia è un sogno, e come recita un famoso proverbio degli aborigeni: “quelli che smettono di sognare, sono perduti”.

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