Tra i filari del Brachetto d’Acqui

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Diceva il poeta e scrittore Cecco Angiolieri: “Sia benedetto chi per primo inventò il vino, che tutto il giorno mi fa stare allegro”.

Allegria e condivisione sono state due presenze costanti, durante il recente tour a cui ho partecipato, con tante amiche e colleghe blogger, tra le vigne in cui si produce il Brachetto d’Acqui.

Il nostro tour è cominciato ad Acqui Terme, cittadina deliziosa in provincia di Alessandria, vera capitale del Brachetto, conosciuta da tanti grazie a la bollente” che, oltre ad essere, per la sua tipicità ed originalità una delle attrattive principali del luogo è soprattutto un po’ il simbolo della città in quanto emblema della sua antica storia come stazione termale.

Gli abitanti di Acqui, da sempre vengono definiti in piemontese “sgaientò”, ovvero “gli scottati”.

Questo appellativo nasce da una singolare leggenda locale secondo la quale un tempo non molto lontano era usanza consolidata nella città di immergere, per pochi secondi, i bambini appena nati nella fonte della “Bollente”.

Un’usanza sul modello spartano per testare e temprare la fibra dei neonati.

Lasciata Acqui Terme, le sue bellezze e le sue tradizioni, e indossati gli stivali, è arrivato il momento di conoscere più da vicino il protagonista del nostro tour, ovvero il Brachetto D’Aqui, nella sua veste classica ed in quella DOCG rosè dry, e da dove cominciare se non dalle bellissime vigne ?!?

La colazione tra i filari, con i vini del Consorzio Tutela Brachetto D’Acqui , e i formaggi ed i salumi dei produttori locali, è stato un momento davvero divertente e goliardico…

Il tutto in un contesto magnifico, reso ancor più unico dalla presenza delle opere d’arte dell’artista americano Chris Bangle, le famose “Big Bench”, delle enormi panchine colorate, distribuite in punti particolarmente suggestivi del territorio del Brachetto d’Acqui.

E’ stata la volta quindi del pranzo, ospiti del Relais “Villa Prato” abbiamo gustato gli ottimi manicaretti preparati dallo chef, accompagnati da taaaaaanti calici di Acqui DOCG rosè e Brachetto d’Acqui.

Al pranzo è seguita un’esperienza sensoriale, in cui, guidati da una bravissima sommelier, ci siamo divertiti a riconoscere, più o meno a dire il vero…, con un’analisi olfattiva tutti i profumi che rendono unico, questo fantastico vino.

Ma il vero regno del vino, si sa è la cantina, laddove il succo d’uva diventa “nettare degli Dei”, e cosi la nostra visita è proceduta verso l’ultima tappa del nostro tour, ovvero le cantine “Bersano”, marchio storico dal 1907.

E’ stata una visita interessantissima, abbiamo scoperto che esistono tre tipologie di Brachetto d’Acqui, ovvero il vino rosso (così detto “tappo raso”), lo spumante, il passito.

Il 1996 per questa produzione, è stato certamente un anno fondamentale, in cui, grazie al Consorzio di tutela, viene assegnato il prestigioso riconoscimento di qualità DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita).

La DOCG ha definito con maggiore precisione anche dal punto di vista legale e amministrativo le peculiarità di questo vino distinguendolo dalle altre produzioni.

La tecnologia di produzione attuata per la quasi totale produzione del Brachetto d’Acqui (eccetto alcune produzioni di nicchia ) è il metodo Charmat, o Martinotti”.

Ovviamente, neanche a dirlo, la visita in cantina è stata accompagnata da altri calici di Brachetto D’Acqui e Acqui DOCG rosè…

il che ha contribuito a rendere ancor più allegro (già il livello era altissimo…), il ritorno a Milano.

Le terre del Brachetto d’Acqui, le vigne, le cantine ed i professionisti che creano questo prodotto fantastico, meritano assolutamente una visita, sarà un’esperienza indimenticabile che vi consiglio di vivere.

Io mi sono letteralmente innamorato dell’ Acqui DOCG Rosè, uno spumante perfetto a tutto pasto, morbido e profumato, con un leggero retrogusto di frutti rossi… provatelo, non ve ne pentirete.

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